La disprassia dello sviluppo o disturbo della coordinazione motoria
Per quanto riguarda la definizione e la classificazione della disprassia, manca tuttora in letteratura un consenso.
La definizione secondo il DSM-IV (1994) definisce così la disprassia:
“Il disturbo di sviluppo della coordinazione motoria è caratterizzato dal fatto che le prestazioni nelle attività quotidiane che richiedono coordinazione motoria, sono sostanzialmente inferiori rispetto a quanto previsto, in base all’età cronologica del soggetto e alla valutazione psicometrica della sua intelligenza.”
Può manifestarsi con un ritardo di acquisizione delle tappe motorie fondamentali, con goffaggine, con scadenti prestazioni sportive o con disordini della calligrafia. Il disordine interferisce con l’apprendimento e con le attività della vita quotidiana. Non è dovuta ad una condizione medica generale (paralisi cerebrale, distrofia muscolare, ecc.) né ad un disturbo generalizzato dello sviluppo.
Per quanto riguarda la classificazione della disprassia per la Dewey (1995) si possono identificare due forme: una forma di disprassia di tipo ideativo o di pianificazione, in cui i bambini presentano difficoltà nell’organizzare e pianificare le modalità di svolgere un compito ( il bambino non sa cosa fare) ed una forma di disprassia ideomotoria, in cui i bambini hanno in mente il piano, ma hanno difficoltà nell’eseguirlo (il bambini non sa come fare).
Questo disordine è spesso legato a difficoltà visuopercettive, che non permettono un corretto afflusso di informazioni visive e cinestetiche che quindi comporta difficoltà nella pianificazione di un compito e disordini del sequenziamento dei patterns di movimento.
Cioè il bambino sa cosa fare ma il programma motorio non è temporalmente e funzionalmente corretto.
L’anamnesi può rivelare la presenza di fattori di rischio pre-perinatale, quali prematurità, lieve sofferenza perinatale.
Non sempre si evidenzia un ritardo nelle tappe di sviluppo motorio, mentre il disturbo si manifesta soprattutto con l’acquisizione della deambulazione autonoma e successivamente verso i due tre anni di vita quando le prestazioni motorie che abitualmente un bambino di quell’età è in grado si svolgere (correre, salire e scendere le scale , saltare) risultano essere assai complicate.