Scoliosi
Le scoliosi sono alterazioni della colonna vertebrale, per scoliosi si intende una deviazione permanente laterale e rotatoria del rachide ad eziopatogenesi multipla, spesso ignota, dalla quale conseguono alterazioni sia estetiche che funzionali.
Le scoliosi possono essere divise in paramorfiche e dismorfiche.
Le scoliosi paramorfiche, sono caratterizzate da una deviazione della colonna vertebrale sul piano frontale, con conseguente formazione di una curva dorsale (destra o sinistra), una lombare (destra o sinistra), dorso lombare o combinata (solitamente dorsale destra e lombare sinistra)
Altre caratteristiche sono la scarsa evolutività, per cui non diventano delle scoliosi gravi e l’assenza o minima presenza di alterazioni scheletriche.
Le strutture scheletriche seguono la legge di Delpech, che afferma “Ovunque le cartilagini diartrodiali trasmettono una pressione anormalmente diminuita, le cartilagini di accrescimento entrano in attività e viceversa”.
Questa legge trova applicazione limitatamente al periodo evolutivo, in quanto si parla di cartilagini di accrescimento.
Questa legge mette chiaramente in evidenza come un paramorfismo non trattato, in evoluzione, possa diventare un dimorfismo.
Le cartilagini diartrodiali sono quelle delle articolazioni ad ampio movimento, quelle che sopportano maggiormente i carichi. In particolare la cartilagine diartrodiale è quella più estrema quella di raccordo con la cartilagine dell’altro segmento osseo che partecipa all’articolazione.
La cartilagine di accrescimento è posta nel tratto di passaggio tra diafisi ed epifisi ed è la zona di deposizione continua di materiale osseo, permettendo così l’accrescimento del segmento.
L’enunciato della legge evidenzia la stimolazione alla quale viene sottoposta la cartilagine di accrescimento in una direzione di maggiore deposizione se vi è una pressione anormalmente diminuita.
A livello vertebrale si verifica che il profilo di un corpo vertebrale è un parallelepipedo e quindi frontalmente appare come un rettangolo, se tutte le vertebre risultano perfettamente allineate sul piano frontale il carico è normalmente ed equamente distribuito, al contrario se l’allineamento è sbandato da una parte o dall’altra si verifica che anche il baricentro si sposta nella direzione dello spostamento di carico.
Quindi se si ha un ginocchio valgo o varo, una scoliosi o una ipercifosi accade che nella direzione della deviazione si ha lo spostamento del baricentro e quindi il carico maggiore. Se ci troviamo in età evolutiva le cartilagini sono ancora aperte e quindi dal lato dell’alleggerimento si ha una tendenza ad un maggior accrescimento osseo, mentre dalla parte dove la pressione è maggiore si ha un accrescimento minore, con conseguente deformazione del profilo del segmento.
Altre caratteristiche delle scoliosi paramorfiche sono la facile reversibilità ( se trattata adeguatamente) e l’alto grado di mobilità.
Le cause che determinano la comparsa di una scoliosi paramorfica sono la dismetria degli arti inferiori superiore a 2-3 cm., le ipocinesie, la scarsa percezione spaziale del proprio corpo, scompensi dello schema corporeo e della postura.
Le scoliosi dismorfiche sono caratterizzate da alterazioni scheletriche strutturate a carico dei corpi vertebrali e delle masse ipofisarie, che risultano quindi deformate, non sono riducibili e sono evolutive.
Le scoliosi dismorfiche originano da alterazioni neurologiche, da sindromi complesse dove la scoliosi è solo uno dei sintomi, da fusioni costali congenite, ecc.
Tra le scoliosi dismorfiche si possono distinguere quelle:
- Congenite
- Traumatiche
- Statiche
- Rachitiche
Tra queste quella più rilevante è la scoliosi idiopatica
Secondo Renè Perdriolle la scoliosi è una deformazione evidenziata sui tre piano dello spazio.
In pratica la scoliosi idiopatica è data da una deformità vertebrale triplanare che si manifesta con una estensione vertebrale associata a rotazione, l’insieme di questi due movimenti si esprime successivamente sul piano frontale.
Perdriolle ha dimostrato che nelle scoliosi idiopatiche inferiori a 50° Cobb solo il 20% è rappresentato da una deviazione laterale, mentre il rimanente 80% è rappresenatato dalla lordosi.
La scoliosi idiopatica è una malformazione strutturata che presenta un elevato grado di evolutività e dal momento in cui si manifesta, il suo peggioramento è continuo.
La velocità in cui peggiora, dipende dall’età di insorgenza ( più precocemente compare e più evolve) e dallo sviluppo staturale del soggetto.
Una caratteristica fondamentale della scoliosi idiopatica è il suo sviluppo tridimensionale, si inizia con una estensione dei corpi vertebrali, tendenti all’apertura in senso postero-anteriore, sul piano sagittale si produce poi un dorso cavo (lordosi) a cui si associa un movimento di rotazione sul piano trasversale.
La scoliosi idiopatica è così definita, perché la sua origine era sconosciuta.
Tuttora l’eziologia non è del tutto chiara e questo crea delle difficoltà nella prevenzione.
Attualmente si considera l’ereditarietà un elemento importante, infatti esiste una probabilità del 40% che da genitori scoliotici nasca un figlio scoliotico.
Un’altra causa che può portare alla comparsa di una scoliosi idiopatica è relativa alla compromissione dell’apparato vestibolare che organizza la postura.
Altre cause sono rappresentate da un’alterazione del metabolismo osseo e delle strutture muscolari e legamentose.
Le scoliosi idiopatiche, interessano maggiormente le donne, quelle più diffuse sono la dorsale destra, la lombare sinistra e la combinata dorsale destra-lombare sinistra ( per destra o sinistra si indica il lato della convessità della curva)
In generale si riscontrano:
Scoliosi lombari: come limite superiore possono interessare D11-D12 e come limite inferiore L4-L5, come vertebra apicale L1-2-3, solitamente sono sinistro convesse.
Il rachide dorsale può compensare con una curva senza rotazione o con una curva strutturata con valore amgolare inferiore a quello della curva lombare.
La rotazione vertebrale è rivelata dalla presenza di un gibbo paravertebrale lombare, che si evidenzia in flessione anteriore del tronco.
Scoliosi dorso lombari : decorrono da D6-7 a L2-3 con la vertebra apicale a livello di D11-12, solitamente sono destro convesse e a livello del tratto dorsale si evidenzia una curva alta di direzione opposta.
Nelle scoliosi dorso lombari si evidenzia una prominenza costale e una sporgenza dal fianco del lato opposto.
Scoliosi combinate:sono quasi sempre dorsale destra e lombare sinistra, con valori angolari quasi equivalenti.
La curva dorsale ha come limiti D5-6 e D11-12 e come vertebra apicale D8; curva lombare D11-12 e L4-5 e come vertebra apicale L2.
Scoliosi dorsali: hanno come limite superiore D4-5-6 e come limite inferiore D11-12 e come vertebra apicale D8-9.Sono accompagnate da dye curve compensatorie, una dorsale alta sovrastante e una lombare sottostante di direzione opposta alla curva dorsale principale che quasi sempre è destro convessa.
Presentano gibbo costale e gibbo toracico anteriore dal lato opposto a quello dorsale.
Scoliosi cervico-dorsali: si localizzano tra le prime vertebre dorsali e la fine delle vertebre cervicali.
Generalmente si evidenzia un’ampia curva di compenso dorsolombare senza gibbo e rotazione.
Le scoliosi vengono classificate anche in base al periodo di insorgenza e si dividono in :
Scoliosi infantili, scoliosi giovanile, scoliosi adolescenziale e le scoliosi adulte.
Qualunque sia il tipo di scoliosi, questa generalmente evolve in modo parallelo all’accrescimento del rachide, si aggrava durante la spinta di accrescimento e si stabilizza a maturazione ossea avvenuta.
In generale le scoliosi vanno trattate dal momento della loro scoperta fino a due anni circa la chiusura delle cartilagini di accrescimento.
Ipercifosi
L’ipercifosi consiste in un aumento della normale cifosi dorsale fisiologica, la cui curvatura è compresa tra i 20° e i 40°.
E’ sempre associata ad alterazioni negli altri distretti, quali il torace, il cingolo scapolare e soprattutto il tratto lombare.
Si distinguono diversi tipi di ipercifosi.
Morbide o riducibili: sono caratterizzate da un atteggiamento cifotico dorsale con un modico compenso cervicale e notevole iperlordosi lombare e non si hanno alterazioni strutturali dei corpi vertebrali.
Quelle rigide si dividono in: ipercifosi rigide da osteocondrite: sono tipiche dell’età giovanile e sono caratterizzate da un’alterazione della struttura vertebrale dovuta ad una infiammazione delle cartilagini di accrescimento.
Ipercifosi rigide dell’adulto: sono caratterizzate da deformazioni scheletriche con cuneizzazione anteriore delle vertebre, questo conduce ad una progressiva limitazione della mobilità.
Dorso curvo giovanile: nel dorso curvo giovanile si riscontra una distonia totale che interessa la colonna dorsale, le spalle e la testa.
Quest’ultima compensa con una proiezione che non necessariamente comporta una iperlordosi, cioè il capo può essere proiettato e rettificato o proiettato in avanti e in iperlordosi.
Questo succede perché il soggetto deve mantenere uno sguardo orizzontale.
Le spalle sono anteriorizzate, proiettate in avanti con l’omero intraruotato, infatti le braccia ruotano verso l’interno e il palmo della mano è quasi rivolto in fuori.
Posteriormente si ha una situazione di ipertrofia del grande e piccolo romboide, del trapezio (superiore, medio e in parte inferiore) ed una ipotrofia del grande dentato.
Come risultato dell’ipotrofia del gran dentato si evidenziano le scapole alate e abdotte.
Le ipercifosi sono dovute a un’alterata percezione della gravità, alle posture errate mantenute a lungo (questo, se non si hanno alterazioni da osteocondrite), in particolare si evidenzia un ipotrofismo dei muscoli antigravitari, cioè dei paravertebrali dorsali.
E’ necessario intervenire nel trattamento delle ipercifosi, perché se inizialmente si manifestano come un problema soprattutto estetico ( infatti in passato venivano trascurate) senza disturbi funzionali, successivamente se non trattate possono dare origine a cervicoalgie e dorsalgie resistenti.
Il trattamento dell’ipercifosi rigide dell’adulto, si basa sulla mobilizzazione, sulla rieducazione posturale e sul bilanciamento del trofismo ( “rielasticizzare” il muscolo e quindi restituirgli forza).
E’ inoltre importante sottolineare che nell’adulto la rigidità ha una funzione di tutela ed è quindi errato cercare l’ipermobilità.
Nel caso del dorso curvo giovanile gli interventi devono interessare il capo, le spalle e il dorso.
Per quanto riguarda le spalle, i gruppi muscolari interessati dalla retrazione sono i pettorali e gli intrarotatori omerali.
Posteriormente si evidenzia un situazione di ipertrofia del grande e piccolo romboide, del trapezio (superiore, medio e parte inferiore) e una ipotrofia del gran dentato, con scapole alate e abdotte, si evidenzia inoltre un ipotrofismo dei muscoli paravetebrali dorsali.