Lo sviluppo del linguaggio
Riguardo lo sviluppo del linguaggio esistono diverse teorie, che da un lato identificano la facoltà di accedere al linguaggio, come uno degli aspetti delle capacità cognitive e dall’altro, la considerano come un sistema indipendente, ma tuttavia legato a fattori esterni e interni.
Le ultime ricerche mettono sempre più in evidenza la relazione tra eredità biologica, maturazione del substrato neurale e ambiente, quindi si pone sempre più rilevanza sulle esperienze che il bambino, con il suo bagaglio genetico, sperimenta attraverso le relazioni e l’ambiente.
Bates afferma che “l’acquisizione delle competenze linguistiche, riflette un complesso interplay, tra il livello di organizzazione cerebrale dei meccanismi deputati a quel specifico compito e il contributo, dato dall’esperienza, al modellamento delle architetture neurali, durante tutto l’arco dello sviluppo.”
Questo enunciato sottolinea l’importanza che le esperienze determinate dal corpo, hanno nello sviluppo della mente e quindi nello sviluppo cognitivo del bambino.
Infatti un bambino con ritardo psicomotorio e con ritardo del linguaggio è un bambino che molto spesso ha un gioco povero, poco vario e ripetitivo.
La stretta relazione tra gesto (prassia) e linguaggio, è ormai evidenziata anche a livello neurale, grazie alle tecniche sempre più avanzate di neuroimmagine.
Questi esami dimostrano che l’area di Broca, area del cervello la cui funzione è coinvolta nell’elaborazione del linguaggio, si attiva quando si eseguono dei gesti e delle azioni e anche quando il soggetto pensa di muovere le proprie mani.
Inoltre la produzione di suoni implica una capacità prettamente articolatoria, riguardo la quale, si è osservato che migliorare la coordinazione fine e quindi l’utilizzo delle dita delle mani, determina a livello delle capacità linguistiche un miglioramento nella produzione dei suoni.
Fasi dello sviluppo del linguaggio
Il feto comincia a percepire suoni attraverso l’apparato udutivo intorno alla 21° settimana.
Attualmente si pone sempre maggiore attenzione allo sviluppo del feto e si è sempre più consapevoli che anche se ancora il piccolo non è nato, è in grado di percepire stimoli di natura diversa.
Sono sempre più sviluppati infatti i concerti per le future mamme, ideati con musiche specifiche percepibili dal feto e con effetti benefici.
Dopo la nascita si è evidenziato che il neonato è più interessato ai suoni linguistici che a quelli non linguistici e in particolare si è visto che il neonato preferisce il “motherese”, cioè quel tipo di comunicazione verbale che le madri attivano con i propri piccoli, caratterizzato da enfatizzazione dei suoni e ricco di aspetti affettivi ed emotivi.
Per quanto riguarda lo sviluppo della produzione verbale e quindi dei suoni il neonato inizialmente (0-2 mesi) piange e produce dei suoni di tipo vegetativo.
Successivamente (2-4 mesi) incominciano le vocalizzazioni e i risolini , suoni prodotti nella parte più posteriore della cavità orale .
Intorno ai 4-6 mesi il bambino sviluppa dei suoni più articolati (protosillabe) e successivamente sviluppa la lallazione che prevede la produzione di una sequenza di sillabe consonante –vocale, (PA….MA….ecc.) con dei suoni e un ritmo sempre più simili al linguaggio parlato dall’adulto.
Successivamente (8-12 mesi) la produzione di sillabe della lallazione, che sono l’unità ritmica del linguaggio parlato adulto, aumenta sempre di più, variando anche nelle combinazioni, contemporaneamente il bambino comincia ad associare questi suoni a concetti semantici (mamma, papa’, pappa ecc.) e intorno a un periodo piuttosto ampio che va dai 12 ai 20 mesi circa il bambino sviluppa le prime parole.
In questa fascia di età il bambino capisce che ogni cosa possiede un nome e solitamente si verifica un notevole incremento delle parole prodotte.
Intorno ai 24 mesi il bambino dovrebbe possedere un vocabolario di circa 50 parole e combinare due parole insieme.
Si sviluppano quindi le prime frasi di due parole, in cui non è presente un’organizzazione sintattica vera e propria, successivamente tra i 25 ei 28 mesi c’è un aumento progressivo della lunghezza delle frasi nucleari semplici, tra i 29 e i 36 mesi le frasi diventano complesse e aumentano il numero delle parole contenute.
Un altro aspetto dello sviluppo del linguaggio di notevole importanza è la comunicazione gestuale, i bambini iniziano a comunicare utilizzano inizialmente i gesti.
In particolare il gesto di indicare e mostrare che si sviluppano intorno all’anno di età hanno un particolare significato nello sviluppo del linguaggio.
Alcuni studi hanno evidenziato la relazione positiva tra capacità gestuale e la comprensione linguistica e l’ampiezza del vocabolario nei mesi successivi.
Il ritardo del linguaggio
Il bambino “parlatore tardivo”
Lo sviluppo del linguaggio è una competenza, che all’interno dello sviluppo del bambino evidenzia grande variabilità.
Si possono infatti osservare bambini che a un anno già possiedono una ventina di parole e bambini che cominciano a parlare dopo i due anni.
Riguardo questa grande variabilità gli studi recentemente effettuati evidenziano che un bambino intorno ai 24 mesi dovrebbe possedere un vocabolario di circa 50 parole ed eseguire alcune combinazioni di due parole (mamma…pappa; papà… nanna etc.).
Tra i 18 e i 30 mesi più del 90% dei bambini italiani produce parole quali: mamma, papà, nonna, baubau, acqua, no, nonno, ciao e più dell’80% , parole quali nanna, miao, pappa, palla, latte, scarpe, non c’è più, mio/a, pane, grazie/prego, mela..
Un bambino viene identificato come parlatore tardivo, quando, intorno ai due anni di età evidenzia un produzione lessicale ridotta (inferiore alle 50 parole); quando a due anni e mezzo non produce frasi ( neanche di due parole) e se a tre anni possiede una lunghezza media delle frasi inferiore alle 3 parole.
Gli studi inoltre evidenziano, che nel caso di un bambino di due anni circa, che insieme a una ridotta produzione verbale, possiede anche una comprensione verbale non adeguata all’età e una ridotta produzione di gesti, le probabilità che sviluppi un disturbo specifico del linguaggio sono considerevoli.
Molti ritardi del linguaggio tendono a risolversi spontaneamente in età prescolare, altri evolvono in disturbi specifici del linguaggio, ma alcuni studi sottolineano che questi bambini “parlatori tardivi” hanno maggiori probabilità, negli anni successivi, di avere difficoltà nelle competenze linguistiche più evolute.
Disturbi Specifici del Linguaggio
“I Disturbi Specifici del Linguaggio costituiscono un gruppo di disordini evolutivi molto eterogeneo, caratterizzati da un ritardo o disordine in uno o più ambiti dello sviluppo linguistico, in assenza di deficit cognitivi, sensoriali, motori, affettivi e di importanti carenze socio ambientali”.
“I bambini con disturbi specifici del linguaggio presentano difficoltà di vario grado nella comprensione, produzione e uso del linguaggio, in uno o tutte le componenti linguistiche (fonologia, semantica, sintassi e pragmatica) ed una evoluzione nel tempo che varia in rapporto alla gravità e persistenza del disturbo linguistico”.
Sono presenti inoltre disturbi del linguaggio associati ad altri tipi di disordini o deficit, in questo caso si parla di disturbi del linguaggio secondari.
La diagnosi di disturbo specifico del linguaggio viene solitamente effettuata non prima dei 4 anni, anche se attualmente la tendenza è quella di anticipare ulteriormente i tempi.
Fattori di rischio
I segnali che un genitore dovrebbe evidenziare e sulla base di questi chiedere dei chiarimenti alle figure mediche specifiche sono:
Il bambino non vi guarda, evita il contatto di sguardi (già dopo i tre-quattro mesi).
Il bambino intorno ai 12 mesi non si volta quando lo chiamate, evidenzia importanti difficoltà di interazione con l’altro.
Intorno ai 12 mesi il bambino non produce nessuna parola e non utilizza gesti (in particolare il gesto indicativo). Il bambino emette dei suoni, ma lontani dalla lingua parlata dai genitori.
Intorno ai 18 mesi non comprende richieste semplici e contestuali.
Intorno ai 24 mesi la produzione verbale è inferiore alle 10 parole, e non associa due parole insieme, oppure le parole che produce sono incomprensibili e dislaliche.
Il bambino (20-24 mesi) evidenzia forte scialorrea e masticazione lenta e inefficacie, associato ad una produzione verbale ridotta.
E’ consigliabile non aspettare quando si ha un dubbio sullo sviluppo del linguaggio del proprio bambino, perché una presa in carico precoce, eseguita da personale specializzato (Terapista della neuro psicomotricità dell’età evolutiva e Logopedista) può risolvere una difficoltà che altrimenti, con il passare del tempo richiederebbe un percorso riabilitativo più lungo e articolato.
Prevenire il ritardo del linguaggio
Il genitore , può favorire lo sviluppo del linguaggio del bambino in diversi modi:
E’ molto importante parlare al proprio bambino (sin dalla nascita).
La comunicazione per essere tale non deve essere a senso unico, anche se il bambino è piccolo e non può rispondere verbalmente, può utilizzare altri canali (sguardo, movimenti del corpo, suoni) che hanno un grande valore comunicativo e a cui il genitore dovrebbe far attenzione e rispondere di conseguenza.
Questo concetto è molto importante, perché il bambino in base all’attenzione e alle risposte che diamo ai suoi segnali, comprende che questi ultimi creano degli effetti sul genitore e tende quindi a ripeterli e a dargli un valore comunicativo.
Il bambino non è un contenitore vuoto che và riempito, è un essere che nasce già con determinate caratteristiche e và rispettato, tenendo in considerazione i suoi tempi e le sue necessità.
Il linguaggio utilizzato dal genitore, dovrebbe essere semplice, contestuale, con un tono di voce pacato, accompagnato da gesti e mimica facciale.
Si può descrivere quello che si ha intorno e ciò che il piccolo sta guardando;
Descrivere le azioni che si stanno compiendo;
Parlare anche di quello che a breve si andra’ a fare e che si è svolto da poco.
Cantare canzoncine e filastrocche ( durante il cambio del pannolino o durante la pappa).
Gli studi evidenziano che le parole cantate hanno un ritmo e una sonorità che il bambino apprezza maggiormente.
Mentre si fa il bagnetto si possono indicare e nominare le varie parti del corpo (iniziando dal volto); la consapevolezza di sé e quindi anche dello schema corporeo è fondamentale nel processo di comunicazione con l’altro.
Raccontare brevi e semplici storielle (prima della nanna per es.) si possono utilizzare anche libri con immagini semplici, adatti all’età.
Lasciarlo libero di sperimentare in sicurezza, la competenza motoria e la coordinazione in generale, sono molto legate allo sviluppo del linguaggio, che comprende una componente puramente articolatoria, che è strettamente legata a queste aree dello sviluppo.
Il bambino con difficoltà di coordinazione motoria, difficilmente avrà uno sviluppo del linguaggio adeguato.
Anche se gli studi scientifici, sono riusciti negli anni a identificare in parte, le varie aree del cervello e le loro funzioni, queste non agiscono separatamente e soprattutto nel bambino in cui è tutto in fieri, le varie funzioni si integrano insieme e sono collegate le une con le altre, all’interno del processo di crescita.
Fargli sperimentare cibi con sapori e consistenze diverse, nel rispetto dell’età cronologica.
Puntare sull’autonomia del piccolo, nel rispetto dell’età cronologica.
Dopo l’anno di età, dare uno spazzolino anche al proprio bimbo e fatevi vedere mentre utilizzate il vostro, il bambino dovrebbe spontaneamente imitarvi. Lo spazzolino non è importante in questo momento per insegnare al piccolo a pulire i denti, ma per massaggiare la parte interna della bocca , lingua e gengive.
Nei bambini con ritardo del linguaggio spesso si evidenzia un rifiuto o un’ipersensibilità della zona indicata.
Eseguire giochi che favoriscano la motricità orale: imitazione del bacio, linguaccia pernacchie, schiocco, utilizzare le bolle di sapone per imparare a soffiare, spegnere la candelina etc.
Anche le attività manipolatorie sono importanti e collegate con il linguaggio, far giocare il bambino con il pongo, acqua e farina, sabbia, terra e alimenti secchi, fagioli, lenticchie ecc.
Non anticipare il bambino, aspettare che sia il piccolo attraverso i propri strumenti (gesto, sguardo, suono) a richiedere l’oggetto di interesse.
Non sottolineare l’errore di una parola detta in maniera scorretta, ma proporre sempre al bambino il ritorno del suono corretto, senza mortificarlo.
Farlo partecipare a gruppi di gioco con altri bambini, proponendo situazioni adatte all’età e alle caratteristiche del piccolo.